Anemia in gravidanza: come riconoscerla, affrontarla e prevenirla

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Data Pubblicazione: 22/04/2025

Data modifica: 29/04/2025

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Immagine di freepik

Durante la gravidanza, il corpo della donna affronta numerosi cambiamenti, tra cui la diluizione della concentrazione dei globuli rossi nel sangue. Questo fenomeno è fisiologico, ma può portare alcune donne a sviluppare la condizione di anemia in gravidanza: è un problema molto comune, tanto che incide per il 22% nei paesi sviluppati e fino al 56% (Rahman 2016) in quelli in via di sviluppo.

Pur essendo un fenomeno così diffuso, l’anemia in gravidanza non è qualcosa da sottovalutare: potrebbero esserci serie conseguenze sia per la mamma che per il bambino, perciò riconoscerla in tempo e agire di conseguenza è essenziale.

Quali sono le cause dell’anemia in gravidanza?

L’anemia, in generale, è una condizione in cui il sangue contiene una quantità ridotta di globuli rossi o di emoglobina, la proteina che trasporta l’ossigeno ai tessuti. In gravidanza, come dicevamo, questo può verificarsi per via dell’aumento del volume plasmatico, che diluisce di conseguenza la concentrazione dei globuli rossi. Quando i livelli di emoglobina scendono sotto una certa soglia, si parla allora di anemia gestazionale: non è più una condizione fisiologica, ma un problema da risolvere.

I fattori che concorrono a sviluppare l’anemia in gravidanza sono:

  • Carenza di ferro: è la forma più comune di anemia. Il ferro è indispensabile per la produzione dell’emoglobina, e il fabbisogno aumenta soprattutto nel secondo e terzo trimestre
  • Carenza di folati: l'acido folico è fondamentale per la formazione dei globuli rossi e lo sviluppo del sistema nervoso del feto
  • Carenza di vitamina B12: necessaria per la sintesi dei globuli rossi, la sua mancanza può causare anemia megaloblastica
  • Perdite ematiche pregresse o cicli mestruali abbondanti prima della gravidanza
  • Malattie che comportano un malassorbimento intestinale (come nel caso di celiachia o malattie infiammatorie croniche)
  • Gravidanze ravvicinate, che riducono il tempo per ristabilire le riserve di ferro.

Quanto deve essere l’emoglobina in gravidanza?

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i valori soglia per diagnosticare l’anemia in gravidanza sono:

  • Primo trimestre: emoglobina inferiore a 11 g/dl 
  • Secondo trimestre: emoglobina < 10.5 g/dl 
  • Terzo trimestre: emoglobina < 11 g/dl 

In realtà, già con valori borderline o poco al di sopra di questi limiti, si prende atto di una carenza e spesso si inizia una terapia preventiva per evitare che la carenza peggiori.

Sintomi e segnali per riconoscere l’anemia quando sei incinta

I sintomi dell’anemia in gravidanza possono essere inizialmente lievi o facilmente confusi con la normale stanchezza tipica della gestazione:

  • Affaticamento persistente
  • Pallore (soprattutto di viso, labbra e palpebre)
  • Respiro corto anche sotto sforzi lievi
  • Capogiri o sensazione di svenimento
  • Palpitazioni
  • Mal di testa
  • Unghie fragili o capelli che si spezzano facilmente

Anemia in gravidanza: quando preoccuparsi?

È importante non sottovalutare mai i segnali del corpo, ma non bisogna nemmeno allarmarsi troppo presto. Saranno gli esami del sangue a guidare l’azione del medico: è il grado dell’anemia a determinare l’urgenza di un’azione più o meno importante.

  1. Anemia lieve: spesso asintomatica, si controlla con alimentazione e integratori
  2. Anemia moderata: può dare sintomi più evidenti e richiede monitoraggio costante
  3. Anemia severa: può comportare rischi seri e talvolta richiede trattamento ospedaliero.
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Rischi e conseguenze per la mamma e il feto

L’anemia non trattata può avere ripercussioni importanti. Iniziamo ad indagare la condizione della mamma, per la quale aumenta il rischio di:

  • Parto prematuro
  • Stanchezza cronica e difficoltà a recuperare dopo il parto
  • Sviluppare infezioni
  • Maggiore necessità di trasfusioni post-partum.

Cosa succede al feto se la mamma è anemica?

Il feto rischia invece di ricevere meno ossigeno e nutrienti, con possibili conseguenze sullo sviluppo:

  • Rallentamento della crescita intrauterina
  • Basso peso alla nascita
  • Maggiore rischio di nascita pretermine
  • Possibile anemia neonatale
  • Problemi nel metabolismo del ferro nei primi mesi di vita
  • In casi gravi, ritardi nello sviluppo cognitivo e motorio

Un attento monitoraggio durante la gravidanza è dunque fondamentale per prevenire questi scenari.

Come combattere l’anemia in gravidanza?

Il trattamento varia in base al tipo e alla gravità dell’anemia. In genere, si interviene con:

  • Integrazione di ferro: sotto forma di compresse, capsule o soluzioni liquide. In rari casi, può essere necessario il ferro endovena.
  • Integrazione di acido folico e vitamina B12, se carenti
  • Dieta mirata: ricca di alimenti ad alto contenuto di ferro e nutrienti fondamentali
  • Controlli regolari: per monitorare i valori ematici durante tutta la gravidanza.

Cosa mangiare per anemia in gravidanza?

Una corretta alimentazione è un alleato prezioso. Gli alimenti consigliati sono:

  • Legumi (lenticchie, fagioli, ceci) specialmente se in combinazione con la pasta per migliorare     l’assorbimento
  • Verdure a foglia verde (spinaci, bietole): in questo caso il ferro è difficilmente assimilabile, quindi si consiglia di condirle con qualche goccia di limone o associarle ad altri alimenti di vitamina C
  • Frutta, soprattutto quella ricca di vitamina C (kiwi, arance, fragole), che aiuta l’assorbimento del ferro

Contrariamente a quanto si pensa, invece, la carne rossa non è così più ricca di ferro rispetto alle carni bianche o al pesce: non serve quindi correre a consumare più carne rossa del solito, magari anche peggiorando la propria dieta.

Ancora, attenzione a tè e caffè: queste bevande possono interferire con l’assorbimento del ferro perciò è bene consumarli lontano dai pasti principali.

Come prevenire l’anemia in gravidanza?

Secondo le linee guida dell’ISS, ci sono alcune raccomandazioni da seguire per prevenire la comparsa dell’anemia in gravidanza:

  1. monitoraggio dei valori dell’emoglobina già durante la prima visita in gravidanza, da ripetere in modo regolare se è necessario un trattamento
  2. in caso di carenze, indagarne la motivazione con ulteriori esami
  3. fare educazione alimentare, fornendo informazioni alle gestanti su come migliorare l’assunzione del ferro
  4. prima del concepimento, raccomandare i test per le emoglobinopatie alle donne che non hanno mai eseguito questi esami.      

Una dieta equilibrata, il giusto supporto medico e l’ascolto attento del proprio corpo sono gli strumenti più efficaci per prevenire questa condizione e salvaguardare la salute della mamma e del bambino.