Allergia al nichel: sintomi, cause e rimedi

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Data Pubblicazione: 16/10/2025

Data modifica: 04/11/2025

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Immagine di stefamerpik su Freepik

Indossi una nuova collana, un bracciale di bigiotteria e subito iniziano a pruderti collo o polso? Non è dovuto alla qualità del gioiello, come puoi pensare inizialmente, bensì al fatto che molto probabilmente sei allergico al nichel. Non ne hai mai sentito parlare? Si tratta di una forma molto comune di dermatite da contatto, che dà un gran prurito ma può presentare anche altri sintomi più seri; approfondiamo.

Che cos’è l’allergia al nichel

L’allergia al nichel, chiamata comunemente così, è la forma più comune di dermatite allergica da contatto. Si manifesta cioè quando la pelle entra in contatto con oggetti che rilasciano nichel, un metallo presente in moltissimi prodotti di uso quotidiano: gioielli, fibbie, bottoni, cerniere, occhiali, cellulari, ma anche cosmetici e detergenti.

Nei soggetti che sono sensibili a questo allergene, il sistema immunitario reagisce come se questo contatto fosse una minaccia, causando sintomi cutanei più o meno intensi.

In molti casi l’allergia non si esaurisce qui perché ci possono essere anche manifestazioni sistemiche, cioè che coinvolgono l’intero organismo, legate all’assunzione di nichel con la dieta.

Quali sono i sintomi principali?

Come dicevamo, il primo inequivocabile sintomo è la dermatite da contatto. La reazione tipica è un’eruzione cutanea che compare 12–48 ore dopo l’esposizione al nichel; questo comporta:

  • arrossamento e gonfiore della zona di contatto
  • prurito persistente
  • piccole vescicole, che possono rompersi e dare luogo a croste
  • pelle secca e desquamata nelle fasi croniche.

Nei casi più severi i sintomi possono estendersi ad altre parti del corpo e possono peggiorare con i fattori di caldo, umidità e sudorazione perché facilitano il rilascio del metallo.

In alcuni pazienti può anche manifestarsi come allergia alimentare, chiamata Sindrome Sistemica da Allergia al Nichel (SNAS), una condizione cronica che è ancora poco conosciuta ed è oggetto di studi. In questi casi, più che i sintomi cutanei, possono comparire:

  • disturbi gastrointestinali, con senso di gonfiore e crampi
  • mal di testa o addirittura vertigini
  • stanchezza o sensazione di spossatezza.

Purtroppo l’intensità della risposta immunitaria cambia in ciascuno dei soggetti sensibili al nichel e non è ancora ben chiaro cosa la peggiori o migliori.

Come si diagnostica: un percorso complesso

La diagnosi si opera su due livelli: si parte con il patch test per analizzare i testare i sintomi cutanei, ma se si sospetta anche la SNAS aumenta il livello di complessità dei test perché diventerà importante testare la reazione anche con l‘assunzione di nichel per bocca.

  1. Patch test: è l’esame di riferimento. Piccole quantità di nichel e altri allergeni vengono applicate sulla pelle con cerotti e rimosse dopo 72-96 ore (3-4 giorni). Se compare una reazione locale, la sensibilizzazione è confermata.
  2. A volte sono proposti altri test ematici, come il MELISA, ma la comunità scientifica ha manifestati dubbi sulla loro validità
  3. Dopo il riscontro di un patch test positivo, se si sospetta un caso di SNAS si procedere allora con un periodo di sospensione dall’assunzione di certi alimenti per un periodo di 1-3 mesi, in base alla gravità dei sintomi, per poi reintrodurli nella dieta uno per volta, verificandone i sintomi
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Immagine di Freepik

Quali rimedi e trattamenti esistono per l’allergia al nichel?

Purtroppo, non esiste una cura definitiva per l’allergia al nichel. Ciò che si può fare con successo è la gestione di questa condizione, basandosi sulla prevenzione e sul controllo dei sintomi.

Nella pratica si tratta di:

  • Evitare il contatto con oggetti che contengono nichel: è ovviamente la misura più importante. Questo significa scegliere oggetti privi di nichel o certificati “nickel free”, preferendo materiali come oro, titanio, acciaio chirurgico o plastica
  • Applicare regolarmente creme emollienti neutre per rafforzare la barriera cutanea
  • Usare detergenti delicati, senza profumi o allergeni
  • Indossare guanti protettivi quando si manipolano oggetti metallici o si adoperano prodotti detergenti per la casa
  • Attenzione anche ai cosmetici, che devono essere certificati “nickel free”
  • In cucina usa sempre strumenti certificati “nickel free”, o meglio ancora preferisci quelli in silicone, e scegli pentole in vetro, ceramica alluminio e coccio, che sicuramente non lo contengono.

Per la gestione dei sintomi il medico potrà indicarti la giusta terapia farmacologica, che si compone per lo più di due tipi di farmaci:

  1. Corticosteroidi topici: riducono l’infiammazione nelle fasi acute
  2. Antistaminici orali: alleviano il prurito.

Nichel e alimentazione, dove si trova?

Per chi presenta la Sindrome Sistemica da Allergia al Nichel (SNAS), purtroppo la prevenzione non si ferma qui. È molto importante sapere che il nichel è presente in molti alimenti che possono dare una risposta immunitaria variabile, cioè soggettiva in ogni paziente.

Una volta fatto il periodo di sospensione e reintroduzione degli alimenti, seguito dall’allergologo, avremo chiaro un elenco personalizzato, in modo da evitare sia le reazioni allergiche sia carenze nutrizionali.

In linea generale, anche per dare indicazioni ad amici è parenti, possiamo evidenziare quali alimenti sono a rischio e quali no:

  • cacao, cioccolato, semi di soia, farina d’avena, noci, mandorle, legumi freschi e secchi presentano un alto contenuto di nichel
  • molte bevande e gli integratori vitaminici presentano nichel
  • latte e derivati sono invece a basso contenuto di nichel
  • anche riso, grano raffinato, patate, cavoli e cetrioli presentano un bassissimo contenuto di nichel
  • come frutta si dovrebbero preferire banane, mele e agrumi
  • un’accortezza in più è quella di non bere né usare per cucinare la prima acqua che esce dal rubinetto la mattina, in quanto durante la notte può essere stato rilasciato nichel del rubinetto.

Purtroppo l’allergia al nichel – come quasi tutte – è una condizione cronica: una volta sviluppata, la sensibilizzazione rimane. Tuttavia, con la giusta attenzione e l’aiuto di dermatologi e allergologi, è possibile tenere sotto controllo i sintomi e limitare le recidive.